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MONDO

E' ricoverata dal 6 ottobre

Ebola, l'infermiera spagnola contagiata non mostra più presenza del virus nel sangue

Un test volto a individuare il virus, praticato sulla donna, è risultato negativo. Sarà comunque necessario un secondo esame di conferma. Intanto gli Usa creano una squadra militare medica di aiuto nell'eventualità di nuovi casi di Ebola nel Paese

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L'infermiera spagnola (Ansa)
Roma
L'infermiera spagnola Teresa Romero, che era stata colpita dall'Ebola, non mostra più presenza del virus nel sangue. Lo si apprende dall'ospedale Carlos III di Madrid dove è in cura. La donna era stata contagiata dopo aver assistito due missionari rientrati dall'Africa occidentale, che avevano contratto il virus, ricoverati e poi morti proprio al Carlos III. Secondo una fonte dell'ospedale, un test volto a individuare il virus, praticato domenica sulla paziente, ricoverata dal 6 ottobre, è risultato negativo. "I tre esami fatti oggi, compreso quello di Teresa, sono negativi", ha affermato la fonte citata dalla France Presse.

In una nota pubblicata sul sito del governo spagnolo, il Comitato speciale istituito proprio dall'esecutivo per la gestione dell'Ebola conferma l'esito del test, specificando però che sarà ripetuto nelle prossime ore.

Necessario un secondo test per confermare l'assenza del virus
La cautela infatti è d'obbligo. Se anche un secondo test darà risultato negativo, si potrà concludere che l'infermiera ha sconfitto il virus, ma non per questo potrà essere dichiarata guarita e dimessa. Romero ha infatti una grave infezione ai polmoni e solo tre giorni fa ha ricominciato a mangiare. La donna, secondo quanto riporta El Pais, dovrà restare in osservazione per altre tre settimane per esser certi che non si riprenda l'Ebola (il virus ha un'incubazione che dura 21 giorni) e solo se l'infezione non si riprodurrà potrà essere dichiarata guarita.

Gli Usa creano squadra militare medica di aiuto nell'eventualità di nuovi casi nel Paese
Intanto il segretario alla Difesa americano, Chuck Hageluna, ha ordinato la creazione di una squadra militare medica di aiuto nell'eventualità di nuovi casi di Ebola negli Usa. La squadra sarà composta da 30 persone che saranno addestrate per aiutare medici e infermieri civili nel caso ce ne fosse bisogno. L'addestramento inizierà in una decina di giorni e ne faranno parte 20 infermiere militari, 5 medici militari specializzati in malattie infettive e 5 istruttori in protocolli per malattie infettive.

Finita la quarantena per parenti e amici del paziente Duncan
Dagi Usa arriva anche la notizia che è terminato il periodo di quarantena per i parenti e gli amici che erano stati a contatto con Thomas Eric Duncan, il paziente zero liberiano morto di Ebola a Dallas, negli Stati Uniti. Per la fidanzata di Duncan, Louise Troh, e per gli altri, il periodo di isolamento per paura che avessero contratto anche loro il virus, si è concluso alla mezzanotte di domenica ora locale. 

L'Oms ammette errori in Africa
E mentre l'epidemia in Africa non accenna a placarsi, fa discutere la bozza di un documento interno all'Oms, ottenuto dall'Associated Press, che rivela alcuni dei motivi alla base della risposta non adeguata dell'Organizzazione Mondiale della Sanità al virus dell'Ebola in Africa. "Quasi tutti non si sono accorti che una tempesta perfetta stava arrivando, pronta ad aprirsi in tutta la sua forza" si legge nel documento, nel quale si ammettono errori ma anche scarsa fiducia nella leadership dell'organizzazione nell'Africa occidentale, accusata di "compromettere più che di aiutare" la risposta all'Ebola.

L'Oms non commenta il documento, limitandosi a dire che i "dettagli inclusi non saranno discussi fino a quando il documento non sarà completato e i fatti chiariti e provati. Siamo per la trasparenza e la responsabilità e pubblicheremo la revisione quando tutti i fatti saranno controllati".