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SPORT

Era il 29 maggio 1985

Calcio: 30 anni fa la strage dell'Heysel. Morirono 39 persone

Erano le 18,30 e a Bruxelles era in programma la finale di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus 

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di Alberto GioffredaRoma
Ci sono tragedie dalle quali si può imparare. E invece la memoria spesso viene calpestata e il cattivo esempio si ripete. Come se per il calcio italiano, per il tifo italiano, la notte del 29 maggio 1985 non ci fosse mai stata. Quando uno stadio, l'Heysel di Bruxelles, si trasformò in un campo di battaglia e in un cimitero.

Erano le 18,30 e nella capitale belga c'era in programma la finale di Coppa Campioni tra Liverpool e Juventus. In tv la voce di Bruno Pizzul cerca di spiegare quanto sta accadendo ma è difficile dare un senso a quello che le immagini mostrano. La polizia non riesce a controllare i tifosi inglesi, interviene in ritardo, quando ormai gli hooligans, allora noti in tutta Europa per la loro violenza, inseguono i supporters della Juventus fino all’estremità degli spalti. Presi dal panico i tifosi italiani si ammassano nell’angolo più lontano e basso del Settore Z, schiacciati l’uno sull’altro contro un muro. Il muro crolla e a salvarsi saranno solo i tifosi intrappolati perché quelli rimasti schiacciati troveranno la morte. 39 vittime.  

A 30 anni di distanza la tragedia dell’Heysel resta una ferita aperta. Perché ancora oggi, negli stadi, si sentono i cori inneggianti quella tragedia. E poi c'è il capitolo ancora tutto da spiegare, quello dello 'show must go on', dei calciatori che sapevano ma hanno giocato o ai quali era stato tutto nascosto. Surreali le scene dell'esultanza di Platini dopo aver segnato il rigore decisivo, poi tutti i giocatori di quella Juventus si sono dissociati da quel momento di 'gioia', con Tardelli che ha riassunto bene lo stato d'animo suoi e dei compagni: "Non l’ho mai sentita 'mia' come Coppa quella del 1985; una sconfitta per il calcio, lo sport e non solo. Chiedo scusa a tutti”. L'unica cosa certa fu la punizione che le squadre inglesi subirono e che è stata una lezione per il calcio d'oltremanica: cinque anni fuori dalle competizioni europee, stadi nuovi in patria, tolleranza zero verso gli hoolingans.